Lost Paradise.

Paradise Lost, ebbe a scrivere agli inizi della seconda metà del 1600 Jon Milton. Poema epico, rielabora le vicende del Paradiso terrestre e della sua perdita. E’ accaduto,  ma  non è detto che accada ancora, che si perpetui quel trend negativo,temuto ma stranamente atteso. Agli uomini, in genere basta poco per attivare i canali del rimpianto. Ma rimpianto e nostalgia, pur avendo un denominatore comune, si differenziano : l’uno complica la vita, l’altra  è soltanto una emozione . Appunto: emozioni, ricordi, pensieri, persone, visi, nomi!

Chissà. Forse. Anche!

Nulla si perde e nulla andrà perduto nello scrigno dell’anima, dove tutto  regna in perfetta sincronia. Conquistare, passo dopo passo, sospiri e profumi di un tempo; calcare, pietra su pietra, i sentieri della nostra memoria, per capire, valutare, discernere; arrampicarsi e ritrovare vicoli, rocce, case, in sequenza irripetibile; basalti e stagioni, cieli immensi si schiudono e chiudono su queste tre  punte, massicce e dorate da muschi e licheni .Alture!

Il respiro si fa lieve, penetra  tra i muri sconnessi delle facciate e immagina una vita che non c’è. Paese! Chiuso nel proprio cerchio magico, cela e brucia emozioni, sensazioni,  ricordi e sogni altalenanti  fra storie lontane e verità vane di  giorni senza trame. E si cammina, verso l’alto, alla ricerca  di azzurro, , di sorrisi accoglienti,  di respiri profondi, di incontri. Memorie!

Sentieri di vita mai  soppressi nel gioco irrimediabile delle alternanze e invece passati di cuore in cuore, appesi ai giochi spensierati della verde età, impressi in quel respiro profondo che fuoriesce e incanta. In questa realtà anche  il  Tempo si inchina, rallenta la macina e attende. Assolato, verde di parietaria e di viola selvatica, innevato, profuma di fascino; più che   delle sue “famose, belle,  altere  e generose donne”(1). “Generose donne”: ultime feudatarie  di uno stile di vita, allora, oramai desueto, hanno rappresentato- nella maggior parte  dei casi- quel “matriarcato” sano, dischiuso al contesto sociale, abile nella fratellanza, comprensivo delle necessità. Abili, intelligenti e premurose, hanno guidato verso porti sicuri le proprie famiglie, i propri averi e tutti i loro prestatori d’opera. E gli uomini: figure importanti della Storia e meno importanti, ma sempre rivestiti di grande dignità. Negli anni giovanili le corse a perdifiato dapprima  lungo i costoni erano una abitudine, quasi quotidiana. Poi, si andava a  a saltare “ sos roccalzos”(2), spazi ancora rachitici,  nascosti nei vari rioni, per noi “ chìrrios”; scivolando tra i massi, in discesa, impennando in salita. Infine una salutare scivolata  in “sa falada mala”, dove scarpe , calze e gonnelle avevano la peggio. Il modo più semplice, umano e naturale per rivendicare l’appartenenza… Nostalgie?! Perché no, di genealogie, di avvenimenti, di menti, di fatti che pur trascorsi restano avvinghiati alla pelle, ai ciottoli, alle rocce, ai “ Corrali (3)) e popolano di segni e simboli le alture Paese, non certo d’ombre,piuttosto solare, orgoglioso del passato e pronto a tuffarsi in un presente privo di scorciatoie, ricco di bene e di benevolenza. Un paese “con l’erba sui muri e i gerani a cascata”. Fisso immagine! Un paese  in cui “ riverberi di sogni spaziano tra spicchi di cielo e viaggiano su ali di vento, qui per noi sempre amico. Un paese che nutre nel proprio seno ben 36 chiesetta e domina, sospeso tra cielo e terra, quando” i cieli sono sereni e quando si incupiscono”(4)

Giovanna Elies

1) “ sos roccalzos” agglomerati di roccia, non esistono più in quanto bonificati e  sostituiti da scalinate.

2) “ Le generose donne di Osilo”, La Nuova Sardegna 1978, E. Espa

3) Corrali, dallo spagnolo-catalano  korral; nel lessico del dialetto di Osilo “ porrale”.

4) da: “Che cos’è un’isola”, riflessione di E. Espa

Giovannina Capitaneo, moglie di Alberto Crispo.
“Osilesi alla fonte” di Giuseppe Biasi
Osilo, foto di Pietrina Piredda
Osilo, foto di Pietrina Piredda
Osilo, foto di Pietrina Piredda
Osilo, foto di Maria Nufris