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13 Maggio 2020  |  By Sardegnaedintorni In Cultura

Per la collana “Nostalgia”: Enrico Baire, a cura della moglie Albina e dei figli Vittorina e Matteo.

22.11.26 – 23.09.97

La parola Autobus è composta dai termini auto-mobile e omni-bus (dal latino “per tutti”). Ed Enrico Baire, il fondatore delle Autolinee Baire, quando immaginò di fare il primo viaggio di trasporto lo fece pensando che doveva essere per tutti. Doveva nascere qualcosa che si differenziasse. L’idea comportava in sé innovazione, perché non c’era, fino a quel momento, un mezzo di trasporto che da Capoterra arrivasse alla miniera di San Leone. Eppure, in una Sardegna che cercava faticosamente di risorgere dalle ceneri della guerra, ancora tramortita dal rumore sordo della miseria, un servizio di quel tipo era necessario. Enrico fu il primo a capirlo. Erano gli anni ’50. Il “miracolo economico”, che più avanti avrebbe contribuito a dare stabilità a quell’Italia sgangherata di cui la Sardegna era l’emblema, era ancora lontano. Altrove erano gli anni della ricostruzione, in Sardegna erano ancora solo anni post bellici, con tutto ciò che ne poteva conseguire. Bisognava rimboccarsi le maniche. Senza indugi. Senza remore. Probabilmente si intravedeva già la luce di un futuro diverso davanti, ma bisognava andargli incontro. Enrico, che non temeva il lavoro e meno ancora le sfide, cominciò a correre. Terzo di 6 figli, unico maschio, imponente nel fisico, forte, determinato, a volte duro, mai incauto. Di certo intraprendente. Con un talento innato e un fiuto straordinario per le avventure di successo. Non gli mancava di certo il physique du rôle, neanche la tempra. Aveva lavorato fin da ragazzo alle dipendenze di una legnaia, poi acquistò per 35mila lire (pagati a rate) il primo cavallo con il carro. Non lo usava solo per arare i campi di chi chiedeva i suoi servigi, ma anche per effetuare trasporti tra Cagliari e Capoterra e rifornire le botteghe del paese dei generi alimentari o, ancora, per portare i prodotti dell’agro capoterrese fino al mercato ortofrutticolo. Faceva fruttare l’investimento, insomma. Non lo spaventava il lavoro, semmai era affamato dalla voglia di riscatto. La svolta, del resto, era vicina, anche se la stabilità avrebbe richiesto ancora molti anni. Di certo, in questa storia c’è una data scolpita nel calendario dei ricordi: il primo ottobre del 1950, quando nella Piazza della Chiesa, a Capoterra, avvenne il battesimo del primo bus, modello Fiat 682. Era la svolta. Lo acquistò a rate, 300mila lire al mese. Grazie all’accordo che era riuscito a stipulare con l’azienda proprietaria della miniera di San Leone per il trasporto dei lavoratori ne incassava 280 mila. Ma non era sufficiente. Mancavano 20mila lire per la rata, a cui si aggiungevano i soldi necessari per il gasolio e quelli per le manutenzioni perché tre viaggi al giorno in terreni spesso sconquassati non erano privi di conseguenze. Ma non c’era da spaventarsi, era necessario rimboccarsi le maniche, questo sì. E lui, forte e determinato, era pronto a farlo. Ancora una volta, forse più di prima. Enrico cominciò a organizzare le gite, mettendo le basi per quella che più avanti e ancora oggi è una delle attività più importanti del Gruppo, il turismo. Si lavorava dal lunedì al sabato con tre turnazioni di ingresso e uscita dei lavoratori e orari che andavano dalle 5 del mattino sino a mezzanotte mentre nei ritagli di tempo infrasettimanali si preoccupava di creare i gruppi per la gita domenicale. Alla tratta originaria (Capoterra-Miniera di San Leone) se ne aggiunsero pian piano di nuove, per esempio da Santadi e altre zone limitrofe ma capitava anche che nel tragitto salisse qualche agricoltore che aveva necessità di raggiungere i campi, il biglietto in quel caso costava 100 lire. Il bus era sempre al completo. Sono anni di lavoro intenso, accompagnati da una presenza costante, un faro, una compagna di vita, sempre al suo fianco, Albina. Nel 1955 nasce Vittorina (1955), ma è prima dell’arrivo della secondogenita Adelina (1958) che Enrico sposa Albina. Siamo nel 1957. Giorno dopo giorno si poteva cominciare a misurare il ritorno dell’investimento. Nel 1958 cominciò a diversificare acquistando anche i camion di movimento terra per lavorare sempre in miniera, poi dal 1960 espanse anche l’azienda dei bus acquistandone altri. Qualche anno più tardi nasceranno Mario (1961), Luca (1967) e Matteo (1975). Le Autolinee Baire sono state tra e prime società di autolinee private a gestire un regolare servizio nella provincia di Cagliari.

Ha contribuito alla stesura del racconto la moglie Albina che insieme ai suoi figli dedica questo ritratto a chi ha avuto la fortuna di conoscere Enrico Baire.

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