Riflessioni dalla Puglia di un oriundo Osilese
Prosegue la quarantena, le settimane della clausura e delle limitazioni fanno sentire il loro peso, ma non dovrebbe essere così per noi Crispo, ed infatti così non è; io, Giovanna e Carlo abbiamo la Terra si, quella con partita iva intendo, l’azienda agricola ufficiale, quella che secondo il decreto consente di evadere, di fuggire dall’abitazione; chi ha il classico orto o fondo pugliese non può, il decreto è molto chiaro, chi va in campagna per hobby non può uscire; ed infatti qui in Paese dove l’agricoltura ormai è attività rara, giovedi passa sotto casa mentre sono al balcone uno dei “numerati non numerosi” amici Coldiretti, abbassa la mascherina e mi chiede con la solennità che può appartenere solo ad un altro privilegiato: Alfre’ si ppuest u congim??? (Alfredo hai finito di concimare?) Annuisco, sorridiamo insieme e ci sentiamo importanti. Mi chiamano gli amici e le amiche, anche quella che 40 fa aveva preferito il medico all’agronomo: beati voi, voi si che avevate capito tutto della vita; è un trionfo in un momento così triste… Ma quello che non potevo prevedere quando ero studente e nello stesso tempo fiero discendente di agricoltori Osilesi e Modugnesi, erano “le riflessioni ai tempi del coronavirus”. In campagna ci sono i ciliegi ed i susini in fiore, l’oliveto inizia a cimare e a rispondere alla potatura di produzione; insomma tutto procede come Madre Natura ha deciso, anche quest’anno si raccoglie penso, quando ad un certo punto mi imbatto in un gattino morto probabilmente sbranato da un cane randagio… gli agricoltori lo sanno, in campagna molto spesso si fanno di questi incontri; lo scorso anno il rinvenimento più triste, un volpacchiotto aggredito al ventre con le interiora completamente divorate; in quel caso era stata sicuramente una faina e la mia riflessione fu questa: la natura a volte è crudele, per fortuna noi esseri umani non ci imbattiamo in animali più forti di noi, e se dovesse capitare sapremmo come difenderci… e mi rassicurava in questa riflessione il fatto che saprei come difendermi da una vipera o da un cane inferocito; ma torniamo al gattino: i pensieri e le riflessioni di un anno prima tornano veloci nella mia mente, è la automatica difesa del mio cervello di fronte a quella scena straziante; ma qualcosa non torna stavolta, è quella sorta di invincibilità, superiorità che mi apparteneva un anno prima; ho studiato la microbiologia, il virus è una forma di vita ancora più semplice del monocellulare batterio; cerco di rimuovere l’immagine ed i pensieri e continuo a vagare per la campagna quando mi imbatto in una pianta di ciliegio secca che dovevamo eliminare con la motosega, infatti la parte innestata di gentile era morta lo scorso anno a causa della gommosi del ciliegio ed il selvatico nel frattempo ha cacciato dei rametti con fiori bellissimi molto appetiti dalle api selvatiche; non abbiamo fatto un tempo ad abbatterlo quel tronco INUTILE e non so se elimineremo quell’albero di prunus mahaleb che ormai ciliegie non ce ne darà mai più; una cosa è certa da adesso, per la Natura un Uomo vale quanto un Ape o quanto un Gattino o quanto un Volpacchiotto o quanto un Ciliegio gentile…o quanto un Virus. Alfredo Crispo
La città di Nuoro.
Attualmente la città di Nuoro è dotata di due strutture sanitarie: L’Ospedale San Francesco e l’Ospedale Cesare Zonchello. Il San Francesco, entrato in funzione nel 1976, sorge nella zona di Ugolio in sostituzione del vecchio Ospedale che era stato progettato dall’ing. Pietro Nieddu in località allora denominata “Sa’e marine”, ormai rivelatosi insufficiente. Il vecchio nosocomio era stato realizzato nel 1900 per far fronte a due epidemie: il colera che si era abbattuto in città (1855) e il vaiolo a Lollove (1860) dove vivevano circa 238 abitanti sotto la giurisdizione di Nuoro. Fino a quel momento i malati più gravi venivano curati al Convento dei frati Minori Osservanti, non più idoneo ad accogliere il gran numero di persone colpite. L’ex Sanatorio Climatico, attuale Ospedale “Cesare Zonchello” sorge alle pendici del colle di Biscollai. Il Comune di Nuoro acquisì il terreno nel 1931 per farne dono alla Croce Rossa che a sua volta lo cedette nel 1936 all’Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale che inaugurò la struttura nel 1939. Nel 1968 divenne ente ospedaliero specializzato nella cura delle malattie polmonari. (Ebbe un ruolo di primissimo piano nella prevenzione e nella cura per la tbc). Il presidio passò nel 1978 alla Usl n. 7 e nel 1995 alla ASL 3 che con un piano di utilizzo mirato lo finalizzò a processi riabilitativi per pazienti con problemi cardiorespiratori e neuro-osteoarticolari. Lucia Becchere